Non mi fermo prima di non aver raggiunto il traguardo.

«Quando vuoi fare una cosa, falla e basta. Non rimandare perché non sai mai quando verrà a prelevarti la morte». Questa semplice e chiara massima rappresenta per sua stessa ammissione la filosofia di vita di Toni Wutte. Con quest’animo il cinquantottenne di Niederndorf, vicino St. Margareten im Rosental, si è incamminato lungo l’Alpe-Adria Trail, il percorso che dai piedi del Großglockner si snoda fino alla costa dell’Adriatico attraversando il territorio di tre stati centrali della macro-regione di Alpe Adria: l’Austria, la Slovenia e l’Italia. Sul sito alpe-adria-trail.com la distanza viene suddivisa in 37 tappe. Toni Wutte l’ha percorsa in 19 giorni.

Lo sforzo fisico gli è connaturato. Il lavoro di taglialegna e l’hobby della corsa alpina e dello sci di fondo ve lo hanno reso avvezzo. Nella specialità del fondo è addirittura membro della squadra nazionale veterani austriaca. Ai campionati del mondo del 2016, disputatisi a Vuokatti in Finlandia, la medaglia di bronzo sulla distanza dei 32 chilometri nella classe 55-60 anni gli è sfuggita per meno di 1,3 secondi. Bojan Wakounig ha incontrato Toni Wutte per la rivista «Novice». Leggete qui l’intervista completa pubblicata nel numero del 2 settembre 2016.

L’Alpe-Adria Trail viene pubblicizzato con lo slogan «Passeggiando per il giardino dell’Eden». Percorrendolo Le è capitato di scoprire cose paradisiache?

Toni Wutte: Ci si trova di tutto. Fitti boschi di abeti rossi e valli incassate, panorami meravigliosi, mari fioriti, giardini. In particolare nella parte superiore della Carinzia le fattorie presentano giardini assai ben curati. Viaggiando con la macchina queste cose non si vedono. Anche delle numerose gole molte dischiudono le loro bellezze soltanto nel momento in cui le si attraversa a piedi. Si vedono i contadini al lavoro sui pendii, che vanno mietuti, un’attività che da noi sta scomparendo perché la gente evidentemente preferisce trovare impiego nelle fabbriche dintorno o andare a lavorare a Klagenfurt. Altrove, invece, restano e fanno il lavoro. L’alternativa è l’emigrazione. Nella valle Mölltal i pendii sono molto curati. La stessa cosa si vede in Slovenia. Entrando poi nella regione del Goriška Brda, il Collio sloveno, si avverte nettamente il passaggio alla zona vinicola.

Viaggiare a piedi è probabilmente il modo migliore per entrare in contatto con le persone che vivono lungo la rotta o che sono anch’esse in cammino …

Ho incontrato tante persone provenienti da tutta l’Europa tra cui molte giovani donne. La maggior parte fa solo alcune tappe, non tutto il tragitto in una volta. Naturalmente si fanno conoscenze. Una volta un contadino mi ha addirittura invitato a spaccargli la legna, visto che gli ho detto che faccio il taglialegna. In un’altra occasione mi hanno chiesto di aiutare con la mietitura, dal momento che ho una fattoria anch’io e so come usare la falce.

Perché si è messo in cammino tutto solo soletto?

In un primo momento avevo cercato qualcuno che mi accompagnasse, ma nessuno aveva tempo. Poi mi sono ricordato delle parole di Reinhold Messner: «Camminare si può solo da soli. Tutto il resto è un correre avanti o un correre dietro».

Lei fa molto sport. Sarebbe stato in grado di affrontare l’intero tragitto anche con una preparazione fisica minore?

Ci avrei messo di più perché avrei spezzettato di più le tappe. Fare 35 – 40 chilometri al giorno per me non è un problema, visto che lavoro giorni interi nel bosco. Un po’ di preparazione fisica, tuttavia, ci vuole, sì: dopo tutto, si ha da portare un fardello di buoni dieci chili sulle spalle. In più, quasi ogni giorno ci sono più di mille metri altimetrici da superare. Facendo due tappe alla volta parliamo già di duemila metri. Per la maggior parte del tempo si cammina su sentieri e stradine di bosco o su ciottolato. Comunque si tratta di una bella passeggiata per chiunque. In partenza non si sa se si riuscirà a completare il percorso; bisogna provarci. Le volte che ho sentito di più la fatica ho ritrovato il mio spirito di gara e mi sono detto: «Non mi fermo prima di non aver raggiunto il traguardo».

Dove ha pernottato?

Presso fattorie, in locande e in hotel, ovunque ci fosse la possibilità di fermarsi. Se non c’erano letti liberi, dovevo provare altrove. A Tolmino, per esempio, ho dovuto percorrere altri cinque chilometri perché in paese era tutto esaurito a causa di un grande Festival di Heavy Metal che si svolgeva a fine luglio. Per un pernottamento bisogna preventivare tra i 25 e i 45 euro, aggiungendo le altre uscite si arriva a 70-80 euro al giorno, intendo se si vuole mangiare e bere bene. Per questo non sono dimagrito: non per nulla si tratta di una passeggiata nel giardino dell’Eden. Fra l’altro, a tavola si dovrebbero assaggiare i piatti tipici locali.

Pur viaggiando da solo, ha comunque avuto sostegno …

Mia moglie Marta mi ha portato vestiti puliti due volte, ma per il resto sono stato da solo.

Come Le è andata con l’orientamento e la segnaletica?

Di norma faccio riferimento al sole e consulto la cartina solo raramente. A Lipizza, sul Carso, però, ho completamente sbagliato strada. In realtà non è stata colpa mia: qualcuno aveva girato il segnavia così che la freccia puntava nella direzione opposta. Ho fatto cinque chilometri a vuoto. Per il resto, ogni tanto mi sono ritrovato su un sentiero che non era quello previsto, perché si fa presto a sorvolare qualcosa, ma nulla di grave. Tutto sommato la segnaletica sul Trail è concepita in maniera che non ci si può perdere. E se nonostante tutto dovesse accadere, è facile ritrovare l’orientamento.

Qual è la cosa più importante quando si intraprende un cammino del genere?

Le scarpe: sono fondamentali. Non scarponi da montagna, ma scarpe da trekking. Meglio se già collaudate. Giacca a vento e ombrello non devono mancare nell’equipaggiamento di base perché d’estate si fa presto a essere sorpresi da un acquazzone. Da mangiare e da bere si trova nei negozi lungo il tragitto. L’acqua me la sono procurata direttamente dalle sorgenti. In dosso non ho mai portato più di un litro e mezzo d’acqua.

Cosa Le ha dato percorrere il Trail, che ricordi ne serberà?

Ho visto molte cose che non rivedrò mai più. Ho attraversato regioni che finora mi erano sconosciute, come il Collio sloveno. Sarebbe interessante ripercorrere il tragitto nella direzione opposta, dal mare alle montagne. Magari in primavera, quando tutto è in fiore.